L’acqua è da sempre considerata sacra, poiché fonte di vita, guarigione, fertilità, procreazione; ma è anche in grado di distruggere, corrodere e dissolvere ogni cosa. L’acqua, come il sangue della terra, simboleggia la sostanza primordiale da cui ha origine la vita e alla quale tutti tornano e si dissolvono.
Già dal paleolitico era considerata un simbolo tra i più importanti e una molteplicità di forme rituali e culturali si svolgevano nei pressi di sorgenti, fonti, fiumi, laghi e mari.
Vi sono riti in cui l’immersione nell’acqua simboleggia la rinascita, l’iniziazione, il punto di partenza di un nuovo cammino, la rigenerazione totale non solo del corpo, ma anche dello spirito e dell’anima.
L’acqua è una “medicina” che risana e guarisce, e le sorgenti e le fonti sacre sono state, da sempre, luoghi di pellegrinaggio connessi all’apparizione di Dee o Grandi Madri.
In questi luoghi particolari, per le singolari energie magnetiche e cosmo telluriche, possono avvenire piccole o grandi guarigioni, ma anche “guarigioni invisibili”, guarigioni dell’anima, e le persone che tornano a casa da queste esperienza hanno la vita completamente cambiata.
E’ come se l’acqua della fonte “sacra” andasse a colloquiare con l’acqua contenuta nel nostro corpo, attivando un processo di riequilibrio e di guarigione non solo fisica, ma anche psichica ed emozionale.
Dal libro: La donna delle sette fonti di Antonio Diego Manca.